“Non può vivere senza timore chi è causa del suo timore”.
Epicuro, Scatti morali
La più frequente sindrome da panico è rappresentata dalla paura di perdere il controllo di se stessi o delle funzioni del proprio organismo: diventare improvvisamente rossi, sudare in pubblico, bloccarsi mentre si parla, non avere il controllo del proprio intestino, essere colti da un raptus di cui poi ci si vergogna, perdere la lucidità e impazzire, perdere il controllo alla guida e provocare un incidente…
A volte la porta al panico si apre con un primo episodio esperito, ma nella maggioranza dei casi, il primo episodio di panico compare dopo che il soggetto ha costruito progressiva- mente la paura e il dubbio di poter perdere il controllo in determinate situazioni. È qui che s’innesca la trappola del controllo in eccesso che porta alla perdita di controllo: è il tentativo di controllare razionalmente ciò che funziona bene naturalmente, alterandone così il funzionamento. È il serpente che si mangia la coda fino a mangiare tutto se stesso.
La differenza tra chi vive una paura e la supera e chi ne rimane intrappolato sta proprio nell’interazione tra la paura e le reazioni che questa può innescare. Infatti non è il tipo di paura che determina il panico, ma la percezione e la reazione del soggetto.
Ad esempio, immaginiamo il caso di una persona che teme di potersela fare addosso in pubblico, appare ragionevolmente imbarazzante ma non rappresenta in sé una fobia.
Mentre evitare tutte le possibili situazioni in cui potrebbe verificarsi lo spiacevole inconveniente, significa rendere reale ciò che è solo ipoteticamente possibile. Se si aggiunge l’attenzione e la vigilanza costante sulle funzioni del proprio corpo, si finisce per realizzare il temuto evento.
Non è un caso che in tutte le fobie da perdita di controllo la persona arriva a somatizzare proprio ciò che più teme.
Attacchi di panico: la paura di perdere il controllo
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